E l’argomento era stringente, come nobile e umano l’assunto. Chiesero a Piazza se Mora gli avesse chiesto della bava di appestati per l’unguento; inizialmente negò, tuttavia gli tolsero l’impunità perchè non aveva detto completamente la verità; ritrattò con la speranza di riottenere l’impunità. Basandosi sulle deposizioni del Piazza, che aveva deposto su promessa di impunità, non avrebbero potuto avere un pretesto per torturare il Mora. Capitolo 7: Tra i molti scrittori contemporanei all'avvenimento, scegliamo il solo che non sia oscuro, e che non n'abbia parlato a seconda affatto della credenza comune, Giuseppe Ripamonti, già tante volte citato. Il Mora nominò Don Pietro di Saragoza (inventato) come intermediario tra lui e il Padilla. C’è qualche personaggio che resiste alla tortura? Let's see what's new. Verri sosteneva che nelle leggi non c’era traccia della tortura, quando invece nel passato c’era stata e già molti prima di lui si erano opposti, invitando anche i giudici a non inventare nuove torture; nessuna critica invece è stata mossa per essere stati troppo teneri con un condannato. Inizialmente Manzoni voleva presentare tutte queste opinioni, ma poi ha optato per le più importanti. Mas, quando escutei Sasuke falando aquelas coisas sobre mi.. (Eran gentiluomini eletti in ciascheduna di queste dal tribunale della Sanità, per invigilare, girando per la città, sull’esecuzion de’ suoi ordini.) Capitolo 6 - Storia della colonna infame - Alessandro Manzoni. I saggi legislatori e anche i primi interpreti cercarono giustamente di limitarlo. Il Mora incalzato sostenne che Piazza aveva ricevuto dei soldi anche da “un non so chi”. (Lisa). Durante la perquisizione due cose insospettirono gli inquirenti: un vaso pieno di sterco trovato in una stanzina dietro la bottega dove il mora viveva isolato dalla famiglia e un fornello con dentro una sostanza giallastra e appiccicosa. Che cosa accadde dei principali accusati? Trovarono inoltre un biglietto che il Mora impulsivamente stracciò. Piazza poi ritratta: conosceva Mora, gli aveva dato l’unguento e sapeva che era mortale, con lui c’erano altre persone di cui non ricordava il nome. Il racconto delle donne fu subito arricchito di nuove circostanze; o fors’anche quello che fecero subito ai vicini non fu in tutto uguale a quello che fecero poi al capitano di giustizia. A Giangiacomo Mora, barbiere, che stava sulla cantonata, parve, come agli altri, che fossero stati unti i muri della sua casa. (Pave). storia della colonna infame riassunto introduzione si apre con polemica contro giudici che hanno ritenuto di condannare ingiustamente degli innocenti di ergere Allora ricorsero all'espediente degli inverosimili: uno fu il fatto che il Mora continuasse a negare di essere amico del Piazza e che egli fosse mai stato a casa sua, mentre glia aveva al contrario promesso l'unguento presunto salvifico; l'altro fu il fatto che non desse una spiegazione sufficiente del motivo per cui aveva strappato il biglietto. A entrambi furono poi comunicati gli atti, gli vennero dati 2 giorni invece di 3 per presentare le difese e asseganti avvocati d’ufficio; quello di Mora si rifiutò perchè non aveva le qualità necessarie per farlo. Altra circostanza assai rilevante in cui i giudici forzarono l’interpretazione della legge è la cattura del Mora. Davanti a Mora, Piazza lo accusò. Su quali basi venne autorizzata la tortura del Piazza? Infatti, l'autore sostiene che l'obiettivo di questi scrittori era quello di ridurre il potere discrezionale dei giudici nell'applicazione delle leggi; in particolare, essi si lamentavano per l'eccessiva crudeltà utilizzata nella tortura e per la facilità con cui i rei venivano torturati, pur trattando minuziosamente delle varie tipologie di tormenti (spesso con molta tranquillità), del numero delle volte che gli spasimi potevano essere ripetuti e della durata dei tormenti stessi. Per quanto riguarda le fonti ha cui Manzoni ha attinto per informarsi sulla vicenda, l’autore ci informa che non sono rimasti gli scritti originali, ma una copia di una parte. Spinola morì durante l’assedio di Casale il 25 Settembre, di malattia. La signora Ottavia Bono l’aveva visto da quando era entrato nella strada, ma non l’aveva visto toccare muri, sembrava scrivesse. Quando l'auditore con la "sbirraglia" andò ad arrestare il barbiere Giangiacomo Mora lo trovò nella bottega. Il lazzaretto Era il luogo di confinamento e d'isolamento per portatori di … 20130906221523. Oltre a questi due documenti, Manzoni ha potuto attingere anche a qualche copia delle difese e a documenti autentici dell’epoca, trovati negli archivi. Il tempo del racconto va da maggio ad agosto 1630. Fu subito visitata la casa del Piazza, frugato per tutto, in omnibus arcis, capsis, scriniis, cancellis, sublectis, per veder se c’eran vasi d’unzioni, o danari, e non si trovò nulla: nihil penitus compertum fuit. Inizialmente i giudici erano contrari, però poi acconsentirono. Messo alla tortura nominò il banchiere Giulio Sanguinetti. Ai giudici disse che era stato Mora a consegnargli l’unguento pestilenziale da spargere sui muri per diffondere il contagio, in cambio di soldi. La signora Caterina diffuse la notizia della presenza di un untore, tutti uscirono e videro una sostanza grassa giallastra sui muri, in particolare sulla porta del Tradate. Qual è il giudizio che Manzoni dà delle affermazioni del Verri? I giudici di questo erano meno convinti. Racconta di come dopo questo susseguirsi di eventi si trovarono le mura delle case unte di qualcosa che sembrava grasso e aveva un colore giallastro, versione confermata poi anche da Ottavia Bono. CLASSICI DELLA LETTERATURA ITALIANA. Tuttavia quando sospetto e esasperazione non sono frenati da ragione e carità, la moltitudine esegue da sé la sentenza, prendendo per colpevoli degli innocenti, come è successo anche per gli incendi in Normandia. Dato che non si poteva torturarlo ulteriormente, l’auditore fiscale della Sanità, dietro ordine del Senato, offrì l’impunità, a costo che dicesse la verità. Nominò lui per due motivi: era figlio di un potente, che avrebbe potuto disturbare il processo; si diceva che nelle unzioni del 18 maggio fossero coinvolti degli ufficiali spagnoli. Queste voci arrivarono anche al Senato, che ordinò al capitano di giustizia di prendere informazioni, partendo già dal presupposto che l’unzione ci fosse stata. Racconta che le sorse il sospetto che fosse un untore, e per controllarlo si spostò ad un’altra finestra dalla quale vide che effettivamente l’uomo stava toccando il muro. Non esistono delle “prove schiaccianti” contro il Piazza tali da poter giustificare (se mai ciò sia possibile) la tortura ai suoi danni autorizzata dai giudici (ricordiamo che il Piazza è stato arrestato in seguito alle testimonianze di due donne, senza l’aggiunta di alcuna prova). L’altra donna depone il medesimo. Interrogato di più, se passando lui per la Vedra de’ Cittadini, vidde le muraglie imbrattate, risponde: non li feci fantasia, perchè fin’all’hora non si era detto cosa alcuna. La sentenza era di condurli su un carro al luogo del supplizio, tanagliati con ferro rovente, tagliata loro la mano destra, spezzate le ossa con la rota e in quella intrecciati vivi e sollevati in alto; dopo sei ore scannati, bruciati i cadaveri, le ceneri gettate nel fiume, demolita la casa di Mora, reso quello spazio inedificabile per sempre e su di esso costruire una colonna d’infamia. I tribunali intervanivano solo per sottrarre l’accusato all’ira della folla. Quando l’auditore gli porse la ricetta dell’unguento, Mora la strappò, mentre avrebbe dovuto darne spiegazioni. Il delitto del Mora era diventato verosimile e lo condannarono come colpevole. GFDL Gli chiesero se sapeva che erano state unte delle mura in Porta Ticinese e alla sua risposta negativa si oppose il fatto che questa affermazione “non era verosimile”. Morirà di peste in carcere il 18 dello stesso mese. IncludiIntestazione La Newton Compton ha pubblicato I promessi sposi, La monaca di Monza e Storia della colonna infame. Le condanne rimasero, tuttavia la colonna infame fu demolita nel 1778 e nel 1803 si costruì una casa in quello spazio, demolendo il cavalcavia dal quale Caterina Rosa aveva visto il fatto. Il capitano di giustizia e il notaio si recarono in via della Vetra, trovando muri bruciati o appena imbiancati, perchè li si riteneva unti. Era stato assolto il presunto capo, mentre i presunti complici erano stati condannati: assolvendo il capo hanno praticamente ammesso di aver ucciso degli innocenti. ../Introduzione Manzoni non ritiene di aver dimostrato che il lavoro degli interpreti sia stato inutile e abbia anzi peggiorato la situazione, non si può giudicare così nel complesso un lavoro di secoli. Il processo al Padilla dura circa due anni, dopo i quali viene assolto. Piazza nominò come persona grande il Padilla, figlio del comandante del Castello. Entrambi vennero arrestati, interrogati e torturati, ma continuarono a negare e vennero rilasciati. Gediminas Kirdeikis Recommended for you. Gli chiesero di ritrattare o essere torturato e nella tortura confermare l’accusa; Piazza venne torturato molto blandamente e confermò l’accusa. Tuttavia in seguito cominciarono a modificare il linguaggio, fino a stabilire la regola contraria, che gli indizi non sono arbitrari del giudice. Dopo le confessioni il Senato milanese li condanna a morte: i due untori rei confessi, legati schiena a schiena, vengono caricati su un carro, attorniato da una folla inferocita. ( I video di yesmilano.com 12 ) storia della colonna infame, piazza Vetra ed il patibolo - Duration: 10:37. Narra le circostanze dell'arresto di Giangiacomo Mora (Deru). 129-132 Il sesto capitolo del trattato si apre con le sintetiche narrazioni dei processi di quanti furono, nei tempi diversi che si son seguiti sopra, chiamati in causa da Mora e Piazza. (Silvia). Storia della colonna infame. In occasione delle torture i giudici forzarono l’interpretazione della legge, perchè la questione non era ben definita e hanno sfruttato ciò per torturare, ottenere confessioni e compiacere il popolo. Dopo 3 mesi di ricerche, il senato gli pubblicò il processo e gli diede un termine per le difese, accusandolo. Il capitano di giustizia e il notaio si portarono a quella strada; e videro infatti muri affumicati, e uno, quello del barbiere Mora, imbiancato di fresco. E con queste parole, già piene d’una deplorabile certezza, e passate senza correzione dalla bocca del popolo in quella de’ magistrati, s’apre il processo. $ 6 ˛˛ ˇ ˝ ˘ ˘ 4 ˚˘ % ˇ 0 ˙ˆ ˘ ˇ ˛˛ ˘ ˘ ’ ˚ˆ ˘ ˆ ˝ ( h, 8! L’accusa di Piazza è stata fatta in seguito a una promessa di impunità, fatto che la rendeva nulla. Premessa-Obiettivi e riflessioni di Manzoni. Verri dice che le accuse a Padilla furono smentite da tutti tranne che da Mora, Piazza e Baruello, due mossi a mentire dall’impunità, uno dalla tortura. Sotto minaccia di tortura, disse che avrebbe mantenuto la deposizione del giorno prima. L'auditore corse, con la sbirraglia, alla casa del Mora, e lo trovarono in bottega. Inizialmente si lasciava la decisione se la tortura si potesse utilizzare oppure no all’arbitrio, al potere discrezionale del giudice. Venne catturato e torturato insieme all’altro banchiere accusato da Piazza, ma continuarono entrambi a sostenere la propria innocenza; vennero quindi rilasciati. Furono esaminate le due donne, delle quali abbiam riferita la deposizione; qualche altra persona, che non aggiunse nulla, per ciò che riguardava il fatto; e, tra gli altri, l’uomo che aveva salutato il commissario. Tuttavia l’ingiustizia poteva essere vista da chi la commetteva e se si sono comportati in questo modo è stata per loro decisione. Indice:I promessi sposi (1840).djvu I due chiesero una proroga e ottennero solo un giorno. E non sapeva, l’infelice, qual altro pericolo gli sovrastava, e da quel commissario medesimo, ben infelice anche lui. Alessandro Manzoni - Storia della colonna infame (1840) Capitolo settimo. Interrogarono e torturarono nuovamente Piazza, che confessò ma dovette ripetere la confessione anche non torturato. All’inizio del processo si trovava in Monferrato con l’esercito, essendo capitano di cavalleria, e quando venne accusato dal Piazza e dal Mora fu costretto a costituirsi il 23 di luglio al castello di Pomate per essere poi portato a Milano il 10 Gennaio 1631. Proprio perché non esistono basi attendibili per autorizzare la tortura, i giudici si concentrano sulle “inverosimiglianze” del suo interrogatorio: il Piazza afferma di non sapere degli imbrattamenti sulle muraglie delle case e di conoscere soltanto di vista dei deputati con cui si era trovato in una parrocchia (quest’ultimo fatto è ininfluente ai fini del processo). Si riconobbe il commissario della Sanità come Guglielmo Piazza e le voci si diffusero in fretta. Romanzi, Storia della colonna infame Chiestogli direttamente se avesse dato a Piazza l’unguento per ungere le mura, negò, ma non gli credettero. Piazza aveva indicato come compagni di Mora Baruello, Girolamo e Gaspare Magliavacca; Mora ha affermato di conoscerli ma superficialemente. CC BY-SA 3.0 (Cerve). (Calle). L’essere il primo che trovavan lì, o nelle vicinanze; l’essere sconosciuto, e non dar di sè un conto soddisfacente: cosa doppiamente difficile quando chi risponde è spaventato, e furiosi quelli che interrogano; l’essere indicato da una donna che poteva essere una Caterina Rosa, da un ragazzo che, preso in sospetto esso medesimo per uno strumento della malvagità altrui, e messo alle strette di dire chi l’avesse mandato a dar fuoco, diceva un nome a caso. TOUR VIRALE - Capitolo 4: Colonna infame - Duration: 9:36. città in scena No views. F. Gonin, Frontespizio dell'opera. Il Mora però nella concitazione del momento la stracciò; i pezzi vennero poi raccolti ed utilizzati al processo. Tuttavia, ribadisce ancora Manzoni, essi modificarono la pratica della tortura rendendola meno barbara e fecero posto a una giurisprudenza più ragionata e più ragionevole. Nel 1630 dei giudici accusarono Giangiacomo Mora e Guglielmo Piazza di essere untori, li torturarono per ottenere una confessione. Tuttavia con Piazza cominciarono dalla tortura: non volevano una verità, ma una confessione, dato che ormai tutti lo ritenevano colpevole e le autorità avevano un’immagine da difendere. Il primo a nominarlo è il Piazza di sua spontanea volontà per cercare di salvarsi; lo accusa di essere la persona grande che aveva finanziato le unzioni. Venne trovato in carcere per furto un tale Pietro Verdeno nativo si Saragozza; torturato, sostenne che in quel periodo era a Napoli e venne rilasciato. Capitolo VI-Processo a Baruello e Padilla. Nel secondo esame disse di non aver mai avuto a che fare con Mora, Baruello e Magliavacca. É apenas uma história boba na hora de dormir... até que uma mulher acorda e descobre que se tornou uma princesa infeliz! Ecco un altro reo che non pensava a fuggire, nè a nascondersi, benchè il suo complice fosse in prigione da quattro giorni. Negli statuti di Milano si diceva che si poteva utilizzare la tortura solo quando l’accusa fosse confermata dalla fama, ci fossero indizi e il delitto portasse a pena di sangue. Si utilizzarono degli espedienti con Spinola perchè il giudice del senato non poteva concedere l’immunità, ma solo il principe o il governatore in sua vece. Mora denunciò inoltre il banchiere Giulio Sanguinetti, che sosteneva avesse dato dei soldi al Piazza. Il giorno seguente fu interrogato Mora: gli si chiedeva di accrescere le sue accuse, mentre lui voleva sminuirle, dicendo che erano solo frutto della tortura. Piazza ritrattò, dicendo che aveva ricevuto denari da un banchiere; tuttavia non sapeva chi avesse nominato Piazza e nominò Girolamo Turcone. La fede Si diceva che Matteo Volpi fosse stato presente a un colloquio tra Mora e Piazza in cui comunicava che gli avrebbe dato l’unguento. Per guadagnare tempo e farsi più meritevole, disse che i soldi che Mora gli aveva promesso dovevano provenire da una persona grande. Vengono quindi legati alla rota e percossi con dei bastoni fino alla rottura delle ossa e infine, dopo sei ore di agonia, vengono scannati, i cadaveri bruciati, le ceneri sparse nel fiume. Anche Gaspare Maglaivacca venne torturato, ma come un martire non calunniò nè se stesso nè altri. Quali scrittori o storici trattarono della vicenda narrata? Fu probabilmente per pulirsi le dita macchiate d’inchiostro, giacchè pare che scrivesse davvero. ../Capitolo II Manzoni apre una digressione per spiegare come tutta la “Storia del regno di Napoli” sia interamente copiata del Nani e dal Parrino. Il 2 Luglio vennero comunicati agli imputati gli atti del processo, e stabilito un termine di due giorni per le difese. ... Capitolo 31 - Lettura - Duration: 37:25. Una prima macrosequenza potrebbe coprire i capitoli I, II, III in cui si narra dell’arresto del Piazza (avvenuto il 22 Giugno 1630), di come lo torturarono e di come lui, dopo la promessa di impunità accusò il Mora, che venne arrestato il 26 Giugno. Andrea Temporelli 14,270 views. Mora venne interrogato in merito alle sue relazioni col commissario, al quale aveva solo parlato dell’unguento. La mattina del 21 Giugno 1630 verso le 4.30 la signora Caterina Rosa, sporgendosi dalla finestra in via della Vetra (nella zone di porta Ticinese-Colonne di San Lorenzo), aveva visto un uomo con una cappa nera e qualcosa in mano, come se scrivesse; riteneva che con le mani stesse ungendo il muro. Perché? Nelle Nuove Costituzioni promulgate per ordine di Carlo V la tortura non è neanche nominata; in altri atti legislativi è intimata come pena, non come mezzo per ottenere prove. La notizia si sparse via via negli altri quartieri, e ci fu anche portata da qualcheduno che s’era abbattuto a passar di lì nel momento del sottosopra. Sarebbe scoraggiante pensare che certe azioni siano dettate da cause non legate all’arbitrio umano, si arriverebbe a negare o accusare la Provvidenza. Il 23 Luglio venne arrestato il Padilla, che fu condotto nel castello di Pomate. Qualche giorno prima il barbiere Giangiacomo Mora gli aveva detto che gli avrebbe fornito un unguento contro la peste. Interrogato, il Piazza ne nominò un altro, Girolamo Turcone. Inoltre citare proprio il Padilla fra i vari nobili e cavalieri spagnoli aveva un ulteriore vantaggio, dato che era il figlio del castellano e che quindi costui avrebbe fatto di tutto per liberarlo, giungendo anche ad interrompere il processo. 20130906221523 In realtà la legge stabiliva che la bugia, per essere indizio alla tortura, doveva riguardare l’atto di accusa e che doveva essere provata o da una confessione del reo o da almeno due testimoni; non è questo il caso perché le due presunte inverosimiglianze non sono direttamente collegate all’atto di accusa, ma poiché, come afferma lo stesso Manzoni, “i giudici non cercavano una verità, ma volevano una confessione”, le procedure giuridiche sono stata sorpassate. La proposta di impunità non fu comunicata ufficialmente, non ci sono tracce nel processo. L’altro, che, come depose poi, lo conosceva di vista, e non ne sapeva il nome, disse quel che sapeva, ch’era un commissario della Sanità. //it.wikisource.org/w/index.php?title=Storia_della_colonna_infame/Capitolo_I&oldid=- Il 30 Giugno Mora fu interrogato nuovamente, ma non c’erano abbastanza elementi per torturarlo. Uno di questi discorsi fu riferito al senato, che ordinò al capitano di giustizia, d’andar subito a prendere informazioni, e di procedere secondo il caso. Manzoni nell’ introduzione per prima cosa descrive brevemente l’ accaduto dicendo che già Pietro Verri aveva trattato l’episodio in “Osservazioni sulla tortura”, con lo scopo di ricavare un argomento contro la tortura, che aveva portato alla confessione di un delitto impossibile. Disse poi un nome reale, Giulio Sanguinetti, banchiere. ISBN: 9788806226336: DATA: 2015: NOME DEL FILE: I promessi sposi-Storia della colonna infame.pdf: DIMENSIONE: 6,79 MB: AUTORE: Alessandro Manzoni Prima vengono tormentati con tenaglie roventi, poi, davanti alla bottega del Mora, viene loro amputata la mano destra. Le cause di questi comportamenti sono principalmente rabbia e timore. La città è descritta da Manzoni come caotica e tumultuosa, malsana e dominata da una folla disordinata e violenta che si contrappone alla pacifica e quieta popolazione contadina dei piccoli centri 2. In senato non poteva concedete l’impunità, quindi si dovette ricorrere a un espediente col governatore Spinola. Il Padilla venne condotto a Milano il 10 Gennaio 1631, venne interrogato per due volte in Gennaio, e poi un ultima volta il 22 Maggio, in tutti gli interrogatori egli affermò la sua estraneità ai fatti, e venne assolto “non si sa quando per l’appunto, ma sicuramente più di un anno dopo poiché le sue ultime difese furono presentate nel maggio 1632”. Il primo scrittore che trattò del processo della Colonna Infame fu il Ripamonti. I giudici condannarono degli innocenti ma, anche crdendo alle unzioni e con una legislazione che permetteva la tortura, avrebbero potuto riconoscerli innocenti; anzi, hanno dovuto ricorrere a improbabili esperienti per riconoscerli colpevoli. Sign in|Recent Site Activity|Report Abuse|Print Page|Powered By Google Sites, 13-5 Aggiornamento programmi italiano e latino. Perché era importante la "cagione"? Non è colpa delle leggi o dell’ignoranza se ritenevano inverosimile ciò che diceva. Quel sospetto e quella esasperazion medesima nascono ugualmente all’occasion di mali che possono esser benissimo, e sono in effetto, qualche volta, cagionati da malizia umana; e il sospetto e l’esasperazione, quando non sian frenati dalla ragione e dalla carità, hanno la trista virtù di far prender per colpevoli degli sventurati, sui più vani indizi e sulle più avventate affermazioni. Le difese del Padilla furono presentate in tre volte, tra 1631 e 1632; il suo processo infatti durò 2 anni. (era una prova della sua frode e voleva distruggerla). Ritennero vero quello che prima avevano ritenuto inverosimile col Piazza. Il manoscritto è una copia letterale dell’estratto, mentre nel testo stampato sono state omesse alcune parti. La terza ed ultima macrosequenza riguarda i processi del Baruello e del Padilla. Tuttavia Manzoni rispetto a Verri afferma che nonostante la condanna sia stata emessa in un’ epoca caratterizzata da ignoranza e la giustizia fosse inadeguata, la sentenza avrebbe potuto avere esiti diversi, quindi questi fattori non possono essere usati come una giustificazione. Riferisce infine che l’edizione dell’opera del Verri ha tardato decenni, forse perché avrebbe minato all’autorità del Senato, che era allora presieduto da suo padre. Riepilogo puntate precedenti. Subito puoi si diuulgò questo negotio, cioè fu essa, almeno principalmente, che lo divolgò, et uscirno dalle porte, et si vidde imbrattate le muraglie d’un certo ontume che pare grasso et che tira al giallo; et in particolare quelli del Tradate dissero che haueuano trouato tutto imbrattato li muri dell’andito della loro porta. Alessandro Manzoni nacque a Milano nel 1785. Padilla era capitano di cavalleria e si trovava con l’esercito nel Monferrato. Alcuni fatti importanti per l’inchiesta avvengono in questi capitoli: abbiamo innanzitutto l’accusa del Piazza contro il Baruello e altri due arrotini amici del Mora, Girolamo e Gaspare Migliavacca, additati come complici e arrestati il 27 Giugno. Giudicarono inverosimile che non avessero avuto contatti, dato che si fa ungere una persona di cui ci si fida. Il figlio Gaspare non calunniò nè se stesso nè altre persone; lo torturarono ma non disse niente. Questi aveva consegnato al Baruello un unguento ancora da terminare e poi da spargere in giro. Occhi che volevano vedere solamente unzioni in ogni cosa non ebbero difficoltà a trovarle anche in questo caso. Secondo Verri se questi scrittori avessero esposto la loro posizione in lingua volgare e le persone si fossero interessate di più, l’orrore per questo mezzo si sarebbe diffuso. Piazza decise di offrire alla autorità degli ipotetico complici del delitto, pensando che altrimenti la tortura si sarebbe ripetuta ogni giorno. Era inverosimile che Padilla, un comandante spagnolo, e Mora, un semplice barbiere, si conoscessero direttamente: intimato di indicare un intermediario, Mora nominò Don Pietro di Saragozza, personaggio di fantasia. Coloro che indagavano, ottenuta questa confessione del Piazza, passano ad interrogare il Mora per ottenerla anche da lui, ma dato che egli non sapeva chi fosse stato accusato dall’altro non ottengono niente.